PORDENONE E DINTORNI

Suggestioni in Corso

Pordenone è una città moderna e vivace, promotrice di importanti eventi culturali, come la Festa del libro con gli autori pordenonelegge.it (in settembre) e le Giornate del cinema muto (in ottobre). Nel centro storico si snoda il Corso, un'elegante via con lunghi portici, in cui scoprire curate vetrine e accoglienti caffè, per poi addentrarsi nei vicoli su cui si affacciano caratteristici ristoranti. E, alzando lo sguardo, scorgere palazzi splendidamente affrescati. A due passi dalla città, sulle rive del fiume Noncello, ci sono angoli di pace in cui la parola è lasciata alla natura.

Nobili palazzi

Lasciatevi incantare dal palazzo del Comune, dalle originalissime forme gotiche, e dalla carrellata di antichi edifici - come l'ex convento di San Francesco e le dimore di facoltose famiglie di un tempo - dedicati anche alla cultura e all'arte. Nel museo civico d'arte ammirerete interessanti dipinti, fra cui quelli di Giovanni Antonio de' Sacchis, detto il Pordenone (1484-1539), massimo pittore friulano di tutti i tempi.

Un gioco di tessere

A Spilimbergo, cittadina che custodisce un suggestivo centro storico, con un castello in cui spicca lo scenografico Palazzo dipinto, c'è un'antica tradizione musiva, che dà vita a opere che ornano svariate località nel mondo. E che nascono nella Scuola Mosaicisti del Friuli, dove potete osservare maestri e allievi all'opera.

Il Giardino della Serenissima

Così è definita Sacile, grazie all'atmosfera veneziana che si respira in molti suoi angoli.

Attraversata dalle verdi acque del fiume Livenza, vi sorprenderà con i palazzi cinquecenteschi, come la Loggia Comunale o il Palazzo Ragazzoni Flangini Biglia. Ogni anno, in agosto, si tiene la tradizionale Sagra dei Osei, una delle più antiche feste italiane.

L'abbazia ultramillenaria

A Sesto al Reghena facevano già tappa gli antichi romani nei loro lunghi viaggi verso nord. Oggi è dominata da un complesso abbaziale dalla lunga vicenda costruttiva, fondato nell'VIII secolo e reso prestigioso dalle donazioni di Carlo Magno, Lotario e Berengario. Scoprite la chiesa basilicale, i preziosi affreschi e la cripta con l'urna di Sant'Anastasia, dell'VIII secolo.

Come delle perle

Valvasone, dove intraprenderete un vero e proprio viaggio nel Medioevo, San Vito al Tagliamento, con il suggestivo "salotto" di piazza del Popolo, Cordovado, tra i Borghi più belli d'Italia, Casarsa della Delizia, paese natale della madre di Pier Paolo Pasolini, dove coglierete le atmosfere che affascinarono l'autore e stimolarono la sua vena poetica. Sono solo alcune delle perle di queste terre. Tra Caneva e Polcenigo, invece, potrete ammirare Palù di Livenza, sito paleolitico tra i più antichi dell'Italia settentrionale che ha ottenuto nel 2011 l'iscrizione alle liste Unesco per i "Siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino".

Tra magredi e risorgive

Un terreno sassoso e ghiaioso, formatosi nel corso di millenni, in cui nascono i vini della Doc Grave: sono i magredi, dove i fiumi scorrono nel sottosuolo e riaffiorano più a valle, dando vita al suggestivo ambiente delle risorgive.

 

 

LA PEDEMONTANA E LE SUE VALLI

Un’armonia di architettura rurale, corsi d’acqua limpidissimi e verdi boschi per un panorama gastronomico da gustare con i ritmi slow delle stagioni. In quest’area, si incontrano specialità originate da una quotidianità che, in passato, non poteva disporre di molte risorse.

La pitina per esempio (chiamata anche peta, petina, petuccia) nasce nelle Valli Cellina, Tramontina e  Colvera, dalla necessità di conservare la carne di selvaggina che superava l’immediato fabbisogno familiare. La carne veniva tritata e impastata con sale, pepe ed erbe selvatiche, si formavano delle polpette che venivano spolverate con farina di polenta e poste ad affumicare sotto la cappa del focolare, utilizzando solo legno di ginepro.

Oggi la selvaggina è stata sostituita dalla carne di pecora, ma la sua tecnica di produzione è rimasta la stessa.

Il formaggio Asìno invece nasce nella Val d’Arzino. Fatto a partire da latte bovino, esiste nelle due versioni senza occhiatura, una morbida e spalmabile, l’altra, classica, più consistente. Deve l’inconfondibile gusto sapido, quasi piccante al processo di salatura che avviene ancor oggi in salmuerie antiche di cent’anni, ovvero salamoie invecchiate in tini di legno che arricchiscono di sapore il prodotto.

Nell’Alta Valcellina, quella che si conclude nel Parco naturale delle Dolomiti Friulane e si estende fino ai Comuni di Erto e Casso, si possono assaggiare: il filon, il salume ottenuto dalla lombata magra del maiale disossata, conciata e affumicata e la brusaula (o pindulis), ovvero sottili strisce di carne secca affumicata, facili da conservare e leggere da trasportare, chi abitava queste zone le teneva sempre in tasca. In Val Tramontina, vale la pena una degustazione del Formai dal cit, un formaggio spalmabile dall’odore forte e il sapore piccante, ottenuto dalla lavorazione di prodotti ottenuti da formaggi di varia stagionatura, provenienti da forme non perfettamente riuscite, rilavorato con l’aggiunta di panna, latte e aromi naturali, fino a creare una crema densa conservata in un recipiente di pietra: il cit.

Una citazione a sé merita la zona pedemontana che da Caneva si estende fino a Spilimbergo facendo collezione di prelibatezze come il FigoMoro da Caneva, nero, dalla forma allungata e molto dolce, la cui coltivazione nella zona risale al 1400, l’olio di oliva ottenuto dalle varietà Maurino, Pendolino e Frantoio coltivate in condizioni microclimatiche ideali per essere all’origine di un prodotto amabile dal profumo inconfondibile. Ma anche le antiche mele di Fanna, attestate da una biodiversità varietale testimoniata da una lunga tradizione di preparazioni familiari come il succo di mele, il sidro, le confetture, i dolci e, salendo un po’ verso la fascia prealpina, il Marrone di Vito d’Asio, una castagna dall’elevata pezzatura e buona produttività, indicata sia per essere consumata fresca che per la trasformazione.

 

 

 

 


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